Un viaggio negli Stati Uniti è un sogno che si avvera, soprattutto per chi come me adora l’America alla follia. La West Coast ti resta nel cuore, con i suoi parchi dai panorami mozzafiato, chilometri di strade da percorrere in mezzo a paesi sconosciuti, contrasti tra città troppo enormi da descrivere e accampamenti di indiani nelle riserve.
La preparazione di questo viaggio ha richiesto molto tempo per poter sfruttare al meglio le giornate, ma ne è valsa la pena. Non posso descrivere tutto quello che ho provato ma spero di potervi trasmettere la voglia di visitare questi Stati.

Qui trovate il mio itinerario con le tappe giorno per giorno, le mie emozioni e le mie reazioni di fronte a uno dei posti che più amo al Mondo.
A fianco delle tappe ho indicato le miglia approssimative, in modo da darvi un’idea (ricordatevi che in America i limiti di velocità sono tassativi, quindi i tempi di percorrenza vanno calcolati soprattutto in base a quello!). Spero possiate trovare spunti interessanti per organizzare il vostro viaggio!

 

Itinerario di 16 giorni nella West Coast

Organizzare 2 settimane negli Stati Uniti non è stato semplice, perchè ci sono tantissimi Parchi tra cui scegliere e serve capire distanze e accessi. 
Ecco il mio itinerario con i dettagli delle tappe, chilomentri e tempi di percorrenza:

GIORNO 1:  MILANOSAN FRANCISCO
GIORNO 2:  SAN FRANCISCO – Tour di Alcatraz, Pier 39, Lombard Street, CoitTower,Telegraph Hill
GIORNO 3:  SAN FRANCISCO –  Golden gate, Japanese Tea Garden, Fillmore, Union
GIORNO 4:  SAN FRANCISCO – YOSEMITE (190mi, circa 4 ore)
GIORNO 5:  YOSEMITE – DEATH VALLEY (455 mi, circa 8 ore)
GIORNO 6:  DEATH VALLEY – LAS VEGAS (116mi, circa 2 ore)
GIORNO 7:  LAS VEGAS
GIORNO 8:  LAS VEGAS – BRYCE CANYON (266 mi, circa 4 ore)
GIORNO 9:  BRYCE CANYON – ESCALANTE (50 mi, circa 1 ora)
GIORNO 10:  ESCALANTE – CAPITOL REEF – GOOSENECKS – MONUMENT VALLEY (265 mi totali, circa 6 ore)
GIORNO 11:  MONUMENT VALLEY – ANTELOPE CANYON – HORSESHOE BEND – PAGE (20 mi – circa 2 ore)
GIORNO 12:  PAGE – GRAND CANYON – WILLIAMS (244 mi totali, circa 4 ore)
GIORNO 13:  WILLIAMS – LOS ANGELES (433 mi, circa 7 ore)
GIORNO 14:  LOS ANGELES – Hollywood Boulevard e Walk of Fame, Chinese Theatre, Farmer’s Market, Rodeo Drive, Veberly Hills, Griffith Park, Santa Monica
GIORNO 15:  LOS ANGELES –UNIVERSAL STUDIOS
GIORNO 16:  LOS ANGELES – MILANO

 


Visualizzazione ingrandita della mappa

 

GIORNO 1: MILANO – SAN FRANCISCO

Aereo alle 6,30 del mattino da Linate, atterriamo a San Francisco in perfetto orario alle 13.30. Prendiamo la Bart direzione Union Square, e prima di arrivare in albergo facciamo subito l’abbonamento ai mezzi.
Il nostro albergo, Larksupur Hotel, è esattamente dietro Union Square. L’abbiamo scelto qui perché è vicino ai mezzi e ideale per girare la città.
Nonostante la stanchezza ci mettiamo subito in cammino (dobbiamo tirare sera per adeguarci al fuso…): vicino vediamo il Gate China e il quartiere cinese, e ci dirigiamo poi sotto la famosa Transamerica Pyramid.

Decidiamo di salire sulla linea California, i famosi tram di San Francisco, per salire a North Beach e avere un’idea della città: non esistono fermate segnalate, ma appena il tram si ferma a qualche incrocio basta salire al volo! Bellissimo.. occhio a quando arriva un tram in senso opposto però! Lo spazio tra i due mezzi è davvero poco!

La città è un susseguirsi di salite e discese, le macchine parcheggiate hanno tutte le ruote girate verso il marciapiede (se noleggiate un auto e parcheggiate in discesa ricordatevelo!).
Quello che ci colpisce, oltre all’architettura delle case decisamente diversa dalle altre città americane, è la presenza di tantissimi barboni: ovunque, per strada, sui mezzi. Ci colpisce anche la maggioranza di persone asiatiche. La prima sensazione è che anche qui siano tutti gentili, ma meno aperti rispetto alla costa Est. Sicuramente notiamo immediatamente la differenza di questa città rispetto ad altre che abbiamo visto, è molto più immediata la sensazione di una città a misura d’uomo e più abitabile rispetto ad altre metropoli.

 


GIORNO 2: SAN FRANCISCO

Stamattina, con il fuso, ci svegliamo presto: abbiamo prenotato i biglietti per il Tour di Alcatraz delle 9.30 (da prenotare almeno 2 settimane prima). Ci imbarchiamo dal Pier 33, il viaggio dura pochissimo, l’isola non è molto grande ma mette soggezione più ci avviciniamo.

Il Tour all’interno della prigione di Alcatraz si fa da soli con le cuffie: vengono narrate le vicende di 30 anni di questa prigione, tra cui la famosa fuga da cui è stato tratto il film.
Le celle sono talmente piccole che ti viene pena per le persone che erano all’interno. Alcune celle sono di fronte alla baia, e entrano luci e suoni della vita che i detenuti non potevano avere. Qui venivano portati i detenuti più pericolosi in assoluto, tra cui Al Capone. E’ impressionante anche l’area dedicata all'”ora d’aria”, da dove si vede il mare e la città.
Siamo stati contenti di non aver rinunciato a questo tour, a me ha colpito molto e sinceramente credo faccia parte della cultura sia della città sia dell’America stessa.

Terminato il Tour, ci incamminiamo verso il famoso Pier 39: ha l’aspetto della classica trappola per turisti (e lo è), ma mantiene un carattere originale e particolare. C’è la banda, bandiere, negozi, ristoranti. Tra tutti scegliamo Bubba Gump per pranzare: all’esterno, c’è la copia delle famose scarpe con cui Forrest Gump ha corso per 3 anni e la famosa panchina con la valigia e i cioccolatini. Dopo un po’ di coda riusciamo a entrare: ogni cosa è arredata in modo impeccabile. Il menù è a forma di racchetta da ping pong, e i cartelli sul tavolo indicano ai camerieri se fermarsi con “Stop Forrest Stop”: geniale! E cosa aspettarsi dal nostro “Shrimps Heaven”? I gamberetti sono ottimi!

Dopo qualche acquisto tra i vari negozi (tra cui felpe, visto il freddo!!) e la foto di rito alla colonia di leoni marini, ci dirigiamo verso Lombard Street. La salita è ardua, ma ne vale la pena: la strada più ripida del mondo è sotto i nostri occhi! Purtroppo è molto trafficata, ma è davvero incredibile. A fianco della strada a zig zag per le macchine saliamo sui gradini dell’area pedonale, è impossibile fare foto senza macchine ma è davvero un colpo d’occhio.

Un breve giro a Washington Square, affollatissima di persone sul prato, e poi saliamo sulla Coit Tower: la vista non è eccezionale, a causa dei vetri e della foschia, ma almeno vediamo la città dall’alto di Telegraph Hill.
La sera, optiamo per la zona di Mission e ceniamo al ristorante Luna Park. Nonostante la città sia ormai piena di manifestanti per l’imminente parata Gay, questa zona incute un po’ timore. Il ristorante è molto carino, ottimi anche i dolci!

Eravamo stati avvertiti del freddo di San Francisco, ma anche se ci siamo portati felpe e maglie più pesanti vi assicuro che questo freddo ti entra davvero nelle ossa. Il vento perenne peggiora le cose. Quindi: copritevi!!

 

Cosa farai quando sarai a San Francisco?

 

GIORNO 3:  SAN FRANCISCO

Ultima giornata a San Francisco. Oggi si terrà il Pride Parade, il passaggio nella zona di Union è previsto verso le 11 e così prima partecipiamo alla funzione religiosa presso la Glide Church. È davvero emozionante! Coro gospel di almeno 40 elementi, solisti da pelle d’oca, il tutto con i testi proiettati sul muro che scorrono davanti alla platea. Sembra di far parte davvero di una comunità di persone. Non è certo la classica funzione come avviene da noi! Oggi è tutto incentrato sulla Pride Parade, con tanto di foto di edizioni precedenti. Da noi non si vedrebbe mai una cosa del genere in una Chiesa.

Lasciamo la parata e Market Street per andare a ritirare le bici che abbiamo noleggiato da Sport Basement, vicino al Golden Gate. Abbiamo scelto di noleggiarla qui per due motivi: è proprio vicino al ponte, e quindi non dobbiamo scarpinare sulle salite di San Francisco, e con soli 10 dollari possiamo tenerla 3 ore. Per arrivarci attraversiamo Presidio, stupenda area verde appena sotto il Ponte.

Arrivare all’entrata del ponte non è semplice come pensiamo, ma dopo un po’ di salite.. eccoci! Vedere il Golden Gate dal vivo e percorrerlo è un’emozione: una struttura imponente e incredibile. Famoso purtroppo anche per i numerosi suicidi, è pieno di torrette con telefoni per chiamate di emergenza che invitano a chiedere aiuto prima di compiere gesti tragici.
Bisogna stare attenti perché un lato è pedonale e uno ciclabile (l’abbiamo scoperto infilandoci nel lato sbagliato, ovviamente..). Nota negativa: il vento! Superare i piloni è quasi impossibile senza scendere dalla bici, raffiche di vento ti fanno sbilanciare e rischiano di farti sbandare. Il viaggio sul ponte dura 1 oretta, con sosta sulla parte opposta ai punti panoramici, sembra molto lungo ma in bici è una distanza fattibile.

Riportate le bici, visitiamo parte del Golden Gate Park, enorme polmone verde di San Francisco. Vediamo il Japanese Tea Garden, e passeggiamo tra il giardino botanico e il laghetto.

Torniamo all’albergo per preparare le valigie. La sera ci rechiamo verso Fillmore, quartiere pieno di localini Jazz. Il ristorante che abbiamo scelto sta già chiudendo verso le 9, e così ceniamo nella zona di Union.

San Francisco ti segna per tante sue particolarità: le strade, il clima, l’atmosfera. Una città stupenda e davvero vivibile. Le strade però sono piene di barboni, abbastanza molesti sia sui marciapiedi sia sui mezzi. La polizia è praticamente inesistente, e si nota che queste sono persone diventate povere forse dopo la crisi, molti sono drogati e davvero senza speranza. Forse quindi c’è ancora molto da fare per rendere questa città davvero vivibile per tutti.


GIORNO 4:  SAN FRANCISCO – YOSEMITE (190mi, circa 4 ore)

Stamattina andiamo a ritirare l’auto e poi partenza per Yosemite! Girare San Francisco con i mezzi è stata un’ottima idea: parcheggiare è praticamente impossibile ed è carissimo anche negli alberghi.

Seguiamo la 101, e in poco tempo ci troviamo in mezzo a immense distese aride. Il panorama cambia continuamente, e superato Oakland siamo immersi nel verde delle montagne che precedono Yosemite. Lungo i tornanti che precedono l’ingresso vediamo alcune aquile volare sopra di noi.

Dopo aver fatto l’Interagency Annual Pass e la foto di rito, siamo nello Yosemite. Dopo pochi minuti vediamo un capannello di persone, e già avvistiamo 2 orsi! Sono a 50 metri, è bellissimo vederli a così poca distanza.

Abbiamo previsto di fare alcuni percorsi Easy nella zona del Visitor Centre: Bridaveil Falls, Lower Yosemite Falls e Cook’s Meadow Loop. Per nostra fortuna le cascate non sono ancora asciutte, anzi! Nell’ultimo percorso fotografiamo bellissimi scorci dell’Half Dome, Glacier Point, Royal Arches e El Capitan, mito del climbing estremo.

È ormai pomeriggio inoltrato, e partiamo alla volta di Wavona, per recarci al Wavona Hotel. Per fortuna abbiamo trovato posto all’interno dello Yosemite, abbiamo prenotato mesi prima ma ne vale la pena!
L’albergo è in stile vittoriano, patio con le colonne e bandiere americane. Abbiamo il bagno in condivisione, ma per una notte non è un è un grosso problema. Prima di entrare dobbiamo certificare che non abbiamo nulla in macchina che possa attirare gli orsi, perfino bottiglie di acqua chiuse. Dormire nel parco può comportare anche visite inaspettate!

 

GIORNO 5:  YOSEMITE – DEATH VALLEY (455 mi, circa 8 ore)

Svegliarsi all’alba nello Yosemite è un’emozione incredibile. Fa abbastanza freddo, e attraversare il patio per raggiungere i bagni comuni ti sveglia velocemente! Colazione ottima e abbondante, e partenza prestissimo per Mariposa Grove. Alle 8.30 siamo già nel parcheggio, per fortuna ci sono ancora poche macchine: è una zona del parco da visitare al mattino presto.

Iniziamo il nostro trail, e rimaniamo subito impressionati dalle dimensioni di queste sequoie: alcune sono cadute, e ad occhio la loro base con le radici a vista supera di 4-5 volte la nostra altezza! Ci sentiamo davvero piccoli davanti al Grizzly Giant! Il percorso a quest’ora è davvero tranquillo, incontriamo più scoiattoli che turisti. Passiamo poi nel California Tunnel, una sequoia dove è stato scavato un tunnel da cui passa tranquillamente una macchina! C’è una tranquillità incredibile, nessun rumore. Decidiamo di approfittare dei pochi turisti per proseguire il trail verso la Faithful Couple, una sequoia che dalla metà della sua altezza in su si divide in 2 sequoie distinte. Lungo il tragitto avvistiamo tantissimi scoiattoli e perfino 2 picchi! Il loro rumore inconfondibile li fa scovare facilmente. Purtroppo dobbiamo lasciare lo Yosemite, la via per Death Valley è lunga e il percorso obbligato nel parco è pieno di lavori e interruzioni che rallentano la nostra tabella di marcia. Lasciamo dietro di noi orde di turisti che invadono la foresta delle Giant Sequoia e partiamo.

È incredibile come il panorama cambi così tanto in 45 miglia, più ci avviciniamo verso Tioga. Si passa dalle foreste nella Valle al panorama più selvaggio e montagnoso di Tuolumne Meadows. Ci sono ancora montagnette di neve, e ruscelli e laghi seguono il nostro percorso. Ci ripromettiamo di tornare in futuro, e la prossima volta ci dedicheremo a questa parte dello Yosemite: più selvaggia e diversa, offre moltissimi trail e percorsi. Superato il Tioga Pass, circumnavighiamo il Mono Lake: il paesaggio è davvero fantastico. Quello che ci aspetta subito dopo sono 4 ore di deserto senza nulla da segnalare, questa parte è abbastanza noiosa e monotona. Lone Pine, città in stile West, ci segnala che dobbiamo svoltare per Death Valley. Dopo molti tornanti, salite e discese si apre di fronte a noi un paesaggio quasi marziano. Scendiamo per scattare una foto del tramonto, e siamo travolti da un vento caldissimo!

Finalmente arriviamo a Stovepipe Village, dove abbiamo prenotato l’albergo: la struttura è carina, ispirata allo stile West, e dotata di ristorante, Saloon e piscina. Questo caldo è qualcosa che non abbiamo mai provato in tutta la nostra vita: l’aria calda ti secca perfino gli occhi, la maniglia della nostra porta è bollente alle 9 di sera, e l’acqua che dovrebbe scendere fredda esce caldissima dal rubinetto del lavandino. Decidiamo di buttarci in piscina dopo cena. Stare in mezzo alla Death Valley in piscina, sotto un cielo di stelle, è un’esperienza da provare.
Il caldo è insopportabile, e domani non ci aspetta niente di meglio: massima 51°, minima 35°.

GIORNO 6: DEATH VALLEY – LAS VEGAS (116mi, circa 2 ore)

Il caldo della Death Valley è qualcosa a cui non puoi essere preparato. Lo racconto, ma finché non si vive non si può capire. Il caldo ti avvolge, il vento è bollente, e alle 9 del mattino ci troviamo a Badwater a percorrere un tragitto che sembra infinito in mezzo a quello che prima era un lago. Prima, a Devil’s Golf Course, abbiamo fatto solo qualche foto. Ma percorrere questa strada è un’esperienza. In pochi metri stiamo già morendo di caldo (ci sono 45 gradi alle 9 del mattino), siamo a Badwater nel punto più basso degli Stati Uniti, a 86 metri sotto il livello del mare. Ce lo ricorda il cartello posto sulle rocce dietro di noi.

Lasciamo Badwater per percorrere l’Artist Drive e fotografare l’anfiteatro, una macchia colorata che si distingue tra tutte le rocce.

Arriviamo a Zabriskie Point, e ancora una volta ci colpiscono le distanze immense e l’immenso nulla di questa valle. Facciamo un po’ di foto e ci godiamo questo panorama incredibile. Il caldo è insopportabile, e partiamo alla volta di Las Vegas. Ancora deserto, per ore, e poi in lontananza.. eccola!

Anche per Las Vegas non si può essere preparati. L’abbiamo vista miliardi di volte nei film, in CSI, ma trovarsi qui e percorrere la Strip in macchina è fantastico. Io resto per tutto il tempo a bocca aperta, e continuo a indicare gli alberghi più famosi che ho sempre sognato di vedere: superiamo lo Stratosphere e la sua torre, l’Encore e il Wynn, il Circus Circus, il Venetian, il Ceasar Palace e.. eccoci al nostro albergo, il Paris Las Vegas! Ancora non ci sembra vero di essere sotto la famosa torre Eiffel ricostruita apposta qui, dall’altra parte del Mondo.

Il Paris all’interno riproduce le vie di Parigi, con tanto di ciottolato, cielo azzurro dipinto e musica francese negli ascensori. Il percorso è obbligato nel Casinò e lungo le finte vie di Parigi piene di negozi. La nostra stanza è al 22° piano, la stanza è molto spaziosa e vediamo alcuni scorci della strip: siamo proprio dietro la mongolfiera blu!
Optiamo per un po’ di relax in piscina, proprio sotto la torre Eiffel. Il caldo è insopportabile, nemmeno la piscina riesce a rinfrescarci.

Decidiamo di cenare a uno dei tanti famosi Buffet, e optiamo per il Bellagio. Stiamo qui solo 2 notti e vogliamo vivere la città e i suoi famosi alberghi! All’interno del Bellagio ci si trova immersi in un giardino, con insetti e farfalle giganti, fiori e piante di ogni tipo. Paghiamo 30 dollari, e dopo una lunga coda ci troviamo di fronte a un buffet senza fine. C’è ogni piatto e cucina a cui si può pensare! Sushi, pesce, piatti cinesi, carne, 3 banconi di dolci.. insomma, enorme! Come tutto qui d’altronde. Lo sbalzo termico è tremendo: fuori ci sono 40°, mentre all’interno credo massimo 15°.. sembra di gelare, è difficile persino mangiare perché l’aria condizionata così forte è davvero troppo esagerata.

Dopo cena esploriamo la parte di Strip più vicina all’albergo. Assistiamo allo spettacolo delle fontane del Bellagio, musica e coreografie d’acqua si fondono in un mix da pelle d’oca. Proseguiamo poi per il Planet Hollywood, l’MGM dove all’interno ci sono addirittura dei leoni vicino alla reception (di solito prima di cena), il New York New York con le sue montagne russe. La sensazione è di trovarsi in un grande parco divertimenti: tutto è concepito per divertire, far sborsare soldi, far provare sensazioni estreme. È una trappola per turisti, ma vuoi che ti prenda almeno un po’. A noi non piace giocare, ma anche senza spendere soldi ci sono spettacoli gratuiti e già trovarsi qui ti fa sentire un signore.

Passiamo anche nella zona delle chiesette dove è possibile sposarsi a Las Vegas: qui il mio articolo dedicato!

 

Cosa farai quando sarai a Las Vegas?  


GIORNO 7:  LAS VEGAS
Abbiamo deciso di fermarci 2 notti a Las Vegas per staccare un pochino e goderci un po’ di relax. Check out dal Paris, un bel giro nel Miracle Mile Shop (un miglio di negozi!), ed eccoci in coda per fare il check in al Venetian Resor Las Vegas: un sogno che si avvera! Ingresso in marmo, affreschi, cornici preziose.

Per arrivare alla stanza dobbiamo prendere 3 ascensori, e girare con la mappa. Incredibile!
La nostra suite è al 11° piano: immensa, con 2 queen bed, scale per raggiungere la zona soggiorno, e un bagno immenso con tanto di specchio che riproduce la luce esterna, di casa, dell’ufficio.. e pensare che abbiamo speso solo 140 dollari, colazione inclusa, e ci hanno dato anche 50 dollari da utilizzare al casino! La piscina qui è davvero piccola rispetto alla maestosità dell’Hotel.

Stasera optiamo per cenare al Wynn. È un po’ più caro, ma il buffet è impressionante anche qui: piatti di classe, divisi per tipo di cucina (americana, italiana, cinese,..).

Proseguiamo sulla strip, e assistiamo allo spettacolo del vulcano al Mirage. Visitiamo poi il Treasure Island, il Ceasar Palace (dove all’interno del Colosseo ricostruito si trova la parte di scommesse sui cavalli) e il nostro Venetian. Soprattutto gli ultimi due, per noi italiani risultano un po’ pacchiani, una copia esagerata e senza lo stesso stile delle nostre città.. e qui esce il nostro orgoglio italiano:-)

 

GIORNO 8:  LAS VEGAS – BRYCE CANYON (266 mi, circa 4 ore)

Dopo la colazione, usiamo i nostri buoni alle slot machine, e vinco perfino qualche dollaro. Ma ora dobbiamo lasciare Las Vegas.. ultima foto di rito al famoso cartello, e via verso il Bryce Canyon. Ci aspettano ore di macchina senza nessun punto di interesse particolare. Avevamo previsto di visitare Zion, ma i lavori sulla strada ci costringono a passare intorno al parco e ad allungare molto il percorso.

Finalmente imbocchiamo la ByWay 12, la famosissima strada panoramica che ci porterà a Bryce. Che meraviglia passare sotto i famosi archi di roccia!

Verso le 5 arriviamo al nostro albergo, il Ruby’s Inn, all’entrata di Bryce. C’è qualche nuvola e un po’ di vento, e decidiamo di aspettare ad incamminarci nel parco. 
L’albergo è grandissimo ma tranquillo e ben organizzato, e la nostra stanza si affaccia proprio sul laghetto sul retro. Cena ottima a base di carne, raccomandiamo i dolci: buonissimi, e porzioni enormi! E poi a nanna, recuperiamo un po’ di forze per domani.

 


GIORNO 9:  BRYCE CANYON – ESCALANTE (50 mi, circa 1 ora)

Stamattina alle 8.30 ci aspetta 1 ora e mezza di gita a cavallo. L’ho prenotata dal sito dell’Hotel in un pacchetto con il pernottamento, e la consiglio davvero! Di fronte al Ruby’s Inn, dei giovani cowboy ci assegnano i nostri cavalli: Judge e Jesse.

Il percorso parte all’interno della Dixie National Forest, ci circonda un panorama verde scuro. I nostri cavalli sono davvero bravissimi, abbiamo solo qualche brivido nelle discese sterrate, ma seguono il gruppo senza problemi. È davvero una bella sensazione tenere da soli un cavallo anche senza saper cavalcare. Lungo il percorso avvistiamo qualche cervo, che emozione vederli liberi!
Ad un certo punto, eccoci sul bordo del Red Canyon.. uno spettacolo! Rocce rosse e distese di alberi verde scuro si stagliano davanti a noi, a perdita d’occhio.

Terminato il nostro bellissimo giro a cavallo, entriamo nel Bryce. Non vedevo davvero l’ora di visitare questo parco, e vederlo dal vivo è emozionante. Decidiamo di partire dal basso, dai punti panoramici come Yovimpa Point, Rainbow Point, Black Birch Canyon, Ponderosa Canyon, Agua Canyon. Tutti i punti sono lunga la strada e segnati sulle mappe del parco. La vista cambia ad ogni punto, ma quello che colpisce è la distesa infinita di fronte a noi: fino all’orizzonte vediamo rocce rosse e foreste, senza fine.

Anche il Natural Bridge ci colpisce, una arco di roccia all’interno di un dirupo.

Dopo il Farview Point, che regala un panorama ricco di vegetazione e tanto verde, arriviamo a Bryce Point.
Lungo il tragitto avvistiamo tantissimi cervi, e uno attraversa perfino la strada di fronte a noi!

Una tappa anche a Inspiration Point, e poi partiamo per l’escursione che abbiamo deciso di fare: da Sunset Point percorriamo il Queens Garden & Navajo Combination, che unisce due dei trail per noi più interessanti. Questo percorso è semplicemente fantastico. Percorrere i sentieri nell’anfiteatro e vedere gli Hoodos da diversi punti di vista rende davvero l’idea della grandezza di queste incredibili formazioni.

Lungo il sentiero facciamo moltissime tappe per fotografare quello che ci circonda: oltre agli Hoodos, vediamo da vicino tantissimi scoiattoli, e perfino un serpente a sonagli che ci attraversa la strada! Infatti, all’uscita, vediamo i cartelli che lo segnalano alle toilette.. in effetti è un incontro davvero raro! Il sentiero risale, ed eccoci a Sunrise Point.

Questa escursione di 3 ore ci ha fatto vedere Bryce in modo più profondo che dal semplice Rim, ne vale davvero la pena.

Ci rimettiamo in macchina alla volta di Escalante, dove abbiamo prenotato il nostro albergo, percorrendo altre 60 miglia sulla famosa Byway 12.

 

GIORNO 10:  ESCALANTE – CAPITOL REEF – GOOSENECKS – MONUMENT VALLEY (265 mi totali, circa 6 ore)

Oggi abbiamo tante ore di macchina e anche se è il 4 Luglio, il giorno dell’indipendenza, dovremo festeggiare in un territorio dove notoriamente non ci sono festeggiamenti: destinazione Monument Valley.
Durante la prima ore incontriamo al massimo 10 auto, le strade sono deserte.

Il nostro percorso ci porta ad attraversare Capitol Reef: purtroppo non abbiamo tempo di percorrere i trail suggeriti, anche se questo parco ci affascina. Decidiamo di fermarci a Fruita, un luogo surreale all’interno del parco, dove è possibile raccogliere la frutta e portarla via. Con 1 dollaro prendiamo un sacchettino di amarene e more, gli unici frutti di questa stagione.
Ci fermiamo a vedere le incisioni rupestri, e poi ci rimettiamo in macchina: la strada ci porta in mezzo a distese di cespugli e spazi sconfinati, e poi in mezzo a foreste dove pascolano libere mucche e vitellini che a volte sostano anche in mezzo alla strada. Questo tratto è uno di quelli che ci è piaciuto di più.

Ancora strade senza fine, e poi vediamo delinearsi davanti a noi rocce sempre più simili ai famosi Mitten della Monument Valley. Facciamo una sosta a Mexican Hat e alla roccia che da il nome al paese, e facciamo una breve deviazione verso Goosenecks Park: qui il San Juan River crea un’ansa davvero affascinante, e la roccia sembra un “collo d’anatra”.

Eccoci all’ingresso di questa riserva Navajo, paghiamo 5 dollari l’ingresso (qui non vale l’annual pass) e ci consegnano una mappa piuttosto approssimativa del tragitto all’interno. La strada è un susseguirsi di buche e curve, impossibile da fare se non con un SUV o una Jeep dei Navajo. Farlo con il nostro SUV è ancora più emozionante, costeggiare i Mitten e i Mesa da l’idea dell’imponenza di queste formazioni.

Il giro ci fa costeggiare Mitchell Mesa, Camel, Elephant e Cly Butte, Rain God Mesa. Compiano le 18 miglia in circa 2 ore, la strada è dissestata e i punti di osservazione sono molti.
Purtroppo c’è un vento fortissimo e sembra si avvicini un temporale. La terra rossa ci circonda in nuvole che si muovono veloci.

Al termine del giro, eccoci al nostro Hotel: il The View. Prenotato mesi prima, aveva creato non poche aspettative dentro di noi. L’Hotel è molto recente, e si inserisce perfettamente nel panorama. La sua particolarità è che le stanze sono tutte sullo stesso lato e hanno tutte la vista sulle Three Sisters. Stupendo!
A cena gustiamo i piatti Navajo, tra cui il Green Chili e il Fry Bread, seduti al tavolo che da sulle 3 sisters al tramonto.

Ormai è tutto buio, usciamo sulla nostra terrazza: restiamo a bocca aperta. Non c’è una luce per miglia e miglia, e cielo è talmente nero che riusciamo a vedere centinaia di stelle e la via lattea che rischiarano le 3 sorelle facendoci scorgere solo il loro contorno. Non abbiamo mai visto un cielo così e così tante stelle in tutta la vita.

In lontananza scorgiamo i fuochi d’artificio: i Navajo non festeggiano il 4 Luglio, purtroppo.

 

GIORNO 11:  MONUMENT VALLEY – ANTELOPE CANYON – HORSESHOE BEND – PAGE (20 mi – circa 2 ore)

Partenza dal fantastico The View, direzione Page e Antelope Canyon. È un posto che mi affascina da oltre un anno, da quando ho iniziato a pensare a questi viaggio e me ne parlò un amico.
L’entrata non è molto segnalata, e il prezzo è aumentato rispetto a quello segnalato dalla Routard: 6 dollari d’ingresso + 25 dollari a testa per arrivare al Canyon. Si è obbligati a pagare, dato che con la propria auto non è consentito. Se si pensa che abbiamo speso 40 dollari a testa per tutti i parchi degli Stati Uniti..
Arriviamo poco prima delle 11, per essere all’interno nell’orario migliore per la luce.

Quello che vale per l’Upper non vale per la Lower: a quest’ora nella Lower (che è verso il basso, come un imbuto) ci sarebbe stato solo un gran caldo e una luce troppo forte: anche le guide locali consigliano di entrare verso le 16.

In realtà ci rechiamo alla biglietteria e scopriamo che.. sono le 10! Avevamo fatto tutti i calcoli per il cambio di orario, ma in questi territori vige un fuso particolare. Menomale che siamo arrivati in tempo! Il tour successivo sarebbe stato a mezzogiorno, e avremmo dovuto aspettare nel mezzo del niente per 2 ore.

Arriviamo all’entrata del canyon, dopo 10 minuti in jeep stretti come sardine e con buche nella sabbia che mettono alla prova il retro del mezzo. Da fuori non si vede assolutamente nulla, ma quando entriamo.. capiamo che ne vale davvero la pena: la roccia che sarebbe di per sé grigio-rossa è come se prendesse vita grazie alla luce che penetra dalle fessure dall’alto. È un labirinto di rocce che sembrano morbide e sinuose, una cosa incredibile. Per questo è un set ideale per gli amanti della fotografia come me, ci sono tour dedicati dove le guide indicano i punti migliori. Aspettiamo impazienti che la luce tocchi terra.

Nel frattempo, la nostra guida ci spiega che il Canyon lo scoprì sua nonna per caso, e ci racconta delle poche ma intense volte in cui il Canyon si è allagato a causa della pioggia. Qui anni fa morirono alcuni turisti, e per questo quando piove il Canyon resta rigorosamente chiuso.

Quando arriva la luce del sole sul fondo del canyon, orde di turisti si riversano intorno per scattare foto: come dicevo, Antelope è il paradiso per i fotografi grazie a questa luce fantastica, ma è un’impresa evitare le persone nelle inquadrature. Scordatevi le foto da cartolina che ci sono sulle guide, nemmeno coricandosi tra le persone si riesce ad avere immagini senza qualche intruso!
Il nostro tour è finito: se passate da Page, non lasciatevi scappare questo posto.

Pranziamo al Ranch Grill, dove il claim promette bene: “Where locals go!”. Dopo l’ottimo pranzo, ci dirigiamo verso Horseshoe Bend: anche questo luogo mi affascina da tempo.
Non ci sono molte indicazioni, si supera il Supermarket e si vede sulla sinistra una roccia dove è disegnata una freccia bianca. Dopo il parcheggio, ci sono 15 minuti di camminata sotto un sole cocente. Lo sconsiglio dopo pranzo e al sole dell’una del pomeriggio, ma data la nostra tabella di marcia non potevamo fare altrimenti.

Lo spettacolo però è incredibile: il fiume Colorado assume toni blu e verdi e crea un’ansa attorno alla roccia. Anche qui i colori e la location fanno impazzire noi fotografi! Quintali di sabbia rossa nelle scarpe sono assicurati 🙂
Nel pomeriggio costeggiamo la famosa diga e il Lake Powell e ci godiamo l’atmosfera di questa cittadina.

 

GIORNO 12:  PAGE – GRAND CANYON – WILLIAMS (244 mi totali, circa 4 ore)

Partenza  da Page per il Grand Canyon. Ci avevano detto di sorvolarlo con l’elicottero o in aerei turistici, perché vederlo e costeggiarlo fa un po’ effetto “cartolina”: è così vasto ed esteso che in effetti non rende moltissimo vederlo dai punti panoramici, ma decidiamo di godercelo così in ogni caso.

I primi punti sono Desert View, Grand View e Navajo Point: il canyon è davvero immenso, ha un’estensione incredibile. Sono previsti anche alcuni percorsi, ma i ranger ci tengono a sottolineare la pericolosità di questo canyon. In molti punti ci sono infatti foto e articoli di persone che sono morte all’interno, per disidratazione o perché si sono incamminate da sole. Come in ogni avventura, basta partire preparati e conoscere prima i posti che si vogliono visitare.

Ci fermiamo poi alle rovine Tusayan, a Moran Point e Yavapoi Point. Devo dire che siamo un po’ delusi.. il canyon è impressionante, ma come immaginavamo dal Rim non si percepisce la vastità, è proprio come vedere una bella cartolina.

Dopo le foto, ci dirigiamo verso Williams dove abbiamo il nostro albergo per la sera. Abbiamo prenotato qui per avvicinarci più possibile alla Route 66 e al lungo viaggio verso Los Angeles.

La città si rivela più interessante del previsto: scopriamo un nuovo parco appena aperto, il Bearizona, e decidiamo di entrare. Il viaggio è bello perché offre anche scoperte inattese! Si tratta di un mini-safari che si fa con la propria auto, passando in mezzo a bisonti, bufali, bisonti bianchi, american burro e finalmente.. orsi bruni! La parte più bella del Safari. 9 orsi bruni girano liberamente su uno spazio molto grande, si avvicinano all’auto, e si possono scattare belle fotografie. Ovviamente i finestrini vanno tenuti chiusi, ma vedere un orso bruno a 1 metro da te e nel proprio habitat è una bella esperienza!

L’ultima parte è a piedi, con un’aera dedicata ai cuccioli di orso e una a cuccioli di coyote. Gli orsetti sono davvero teneri, giocano e si arrampicano sugli alberi attirando le attenzioni di tutti.

Ci dirigiamo verso il Quality Inn Mountain Ranch, a poche miglia da Williams.
La sera visitiamo questo paesino, dove tutto è “Route 66 style”: negozi, bar, ristoranti. Sembra di vivere in un sogno, il nostro sogno americano: siamo sulla Route 66!

 

GIORNO 13:  WILLIAMS – LOS ANGELES (433 mi, circa 7 ore)

Ormai la stanchezza si fa davvero sentire, sono giorni che giriamo, cambiamo hotel ogni notte, disfiamo e facciamo la valigia e oggi abbiamo un lungo tratto in macchina senza niente di particolare da visitare, destinazione Los Angeles.

Decidiamo di percorre un tratto della Route 66, da Seligman a Kingman. Seligman ricorda molto il cartone “Cars”: pompa di benzina all’ingresso del paese, carro attrezzi marrone e stessa atmosfera. A parte questa cittadina, questo tratto di Route 66 non offre nulla di particolare. La strada è lunga, interminabile e tutta uguale.

Vediamo le prime case di LA verso le 4 del pomeriggio e arriviamo nella zona dell’Hotel verso le 7.. questo per far capire quanto la città sia immensa e vastissima (l’area della città occupa circa 300 km di costa). Ovviamente non mi perdo l’opportunità di guidare a Los Angeles!! È un delirio, devo ammetterlo, ma ci salvano le carpool, ovvero le corsie destinate a veicoli con 2 o più persone a bordo. Lo scopriamo per caso leggendo i cartelli. In effetti nelle altre 5-6 corsie sono tutti da soli in auto, e il traffico è praticamente letteralmente bloccato.

Abbiamo scelto l’albergo nella zona dell’aeroporto per molti motivi: leggendo alcuni blog, quasi ogni zona era sconsigliata e i prezzi verso Beverly Hills o zone similari erano proibitivi. Guardando la cartina poi sembrava il centro ideale per ogni punto d’interesse, in ogni direzione, senza contare il parcheggio gratuito offerto dall’albergo (quasi sempre costa invece 20-30 dollari al giorno).

La sera, scegliamo un ristorante hawaiano a Malibù, davvero ottimo! Costeggiamo tutta la zona, ma in effetti è impossibile sia vedere la spiaggia sia vedere le ville dei vips.

 

GIORNO 14:  LOS ANGELES

Sveglia presto per avventurarci nella zona più turistica di LA: Hollywood Boulevard e Walk of Fame. La famosa strada con le stelle si rivela un po’ una delusione: è una via normale, anche qui frequentata da molti barboni, senza nulla di particolare.

Riconosciamo qualche nome famoso, i più celebri sono tutti concentrati verso il Chinese Theatre: qui la piazza è tappezzata di impronte di mani e piedi di attori famosi, registi, perfino cartoni come Paperino! Qui con circa 30 dollari è possibile farsi fare le impronte nello stesso stile.. l’unico problema per noi era il peso, aggiungere un pezzo di cemento al peso già notevole dei nostri bagagli non era il caso!!

Saliamo all’interno del centro commerciale a fianco del Teatro per fotografare la famosa scritta “Hollywood”: purtroppo il tempo è nuvoloso e c’è molta foschia. Sono passate quasi 3 ore e mentre arrivano le folle di turisti ci dirigiamo verso il Farmer’s Market. Il posto ci sorprende piacevolmente, è pieno di banchetti, bancarelle, negozietti vintage e specialità culinarie. Dopo il pranzo da Johnny Rockets, catena ispirata agli anni 50, facciamo una passeggiata sulla famosa Rodeo Drive. Qui lo scenario si fa davvero lussuoso: negozi di lusso, auto costosissime e persone con vestiti firmati da capo a piedi. Questo è il set di Pretty Woman e molti altri film, e riconosciamo molti scorci famosi.

Foto di rito a Beverly Hills e giro in macchina tra le ville lussuosissime. Los Angeles è la città più “anti-pedoni” che abbia mai visto: in questa zone non esistono i marciapiedi, ed è impossibile spostarsi senza auto. Impieghiamo oltre un ora e mezza per raggiungere Griffith Park, e saliamo verso l’Osservatorio per vedere LA dall’alto. Questo è un posto davvero stupendo per staccare dal traffico di Los Angeles!

La sera passeggiamo per la 3rd Promenade a Santa Monica, un’aera pedonale ricca di negozi e ristoranti. Ceniamo al Barney’s Beanery,  un locale davvero carino arredato in stile anni ’60 con pezzi di automobili e targhe. Questa zona è davvero carina e tranquilla.

  Cosa farai quando sarai a Los Angeles?  


GIORNO 15:  UNIVERSAL STUDIOS – LOS ANGELES

Ultimo giorno a Los Angeles, sveglia presto per passare la giornata agli Universal Studios. Abbiamo tenuto gli Studios per ultimi per rilassarci prima di ripartire, e perché rispetto a Dsineyworld ci sembravano più particolari e in linea con l’atmosfera di LA. Anche oggi il tempo non è il massimo, e al mattino presto non c’è ancora molta gente.

L’ingresso al parco è caro: 14 dollari di parcheggio e 69 dollari di ingresso. Per fortuna abbiamo qualche sconto da leaflet e giornali che abbiamo trovato in albergo 😉

Il Parco non è molto grande, paragonato a Disneyland Paris ad esempio, e le attrazioni non sono moltissime. Come consigliato dalla cartina, ci dirigiamo subito verso lo Studio Tour, che comprende anche il Nuovo King Kong 360 3D. Siamo curiosi di capire come sarà! Il tour è a bordo di pulmini aperti, con una guida che spiega alcuni set. La guida parla solo inglese, e ci aspettavamo di vedere qualcosa di più: i set dove passiamo sono vecchi e di film non molto famosi.
Inizia poi una parte con finti allagamenti, esplosioni con il fuoco all’interno di una metropolitana ricostruita, esempi di set come Fast and Furios. Queste parti non sono consigliate ai bambini piccoli, molti strillavano ed erano spaventati. Entriamo poi in una zona utilizzata da Peter Jackson per King Kong, e ci troviamo in un tunnel: qui si svolge il nuovo King Kong 360 3D! La lotta con i T-rex si svolge tutta intorno a noi, su ogni lato, e il pullman sobbalza come se fosse nella scena. Il tutto con schizzi d’acqua, 3D spettacolare e audio incredibile, sembra davvero di essere nella giungla con King Kong! Vediamo poi il modellino usato per le scene di Skull Island, una scena da “Lo squalo”, e altri set come quello di Deperate Housewifes e Una settimana da Dio. C’è anche una parte dedicata alle scene con acqua, che viene allagata in base alle esigenze dei film (scopriamo che praticamente ogni film americano dove siano presenti scene con piscine, mare o allagamenti è stato girato qui).

Ci mettiamo poi in coda per “Simpson the ride”, il nuovo simulatore che ti catapulta in Krustyland: un’esperienza incredibile! Suoni, profumi, tutto ti fa sentire nel mondo Simpson: ad un certo punto ci troviamo anche nella bocca di Maggie!
Assistiamo poi allo spettacolo sugli effetti speciali (carino) e poi ci rechiamo nella zona di Jurassic Park (se ne esce FRADICI) e La Mummia.
Lo spettacolo che ci è piaciuto di più è quello di Animal Actor: cani, gatti, uccellini, scimmie e persino aquile, galline e maiali addestrati per recitare nei film.
Anche Shrek 3D e Terminator 2 3D sono davvero incredibili! Nel secondo ci sono veri attori che entrano e escono dallo schermo, corrono e sparano (per finta ovviamente) nella platea. Terminiamo con un giro nella House of Horror (con attori in carne e ossa), lo spettacolo dei Blueas Brothers e lo spettacolo di Waterworld, stupendo!

In una giornata siamo riusciti a fare tutto. Ormai è ora di cena, siamo stanchi e decidiamo di cenare nella zona appena fuori dagli Studios al Bubba Gump.

 

GIORNO 16:  LOS ANGELES – MILANO

Oggi si parte.. le ultime ore le dedichiamo a Venice Beach. Questa è una delle zone che rispecchiano di più l’immagine di LA: spiagge infinite, surfisti, casette con i bay guard. Qualche foto alla famosa Muscle Beach (la palestra all’aperto), alla pista per skaters e ai campi di paddle tennis. Quello che ci colpisce qui, ancora più di altre zone, sono i barboni. Centinaia di barboni sono accampati sul lungo mare, molti di loro con banchetti di cianfrusaglie o quadretti fatti da loro, ma la povertà qui è infinita. Il tutto in contrato con le case ricchissime che si affacciano su questa spiaggia.

Un ultimo giro tra i canali della zona (che appunto richiamano Venezia) e poi di ritorno verso l’albergo: dobbiamo consegnare l’auto e correre in aeroporto 🙁

Posso affermare che questo è stato uno dei viaggi più belli della vita: sentirsi sempre in un set, vivere in libertà questi immensi spazi e tornare con gli occhi pieni di panorami ed esperienze.. questo per me è stato vivere il mio sogno americano, anche se c’è ancora tanto da visitare e da vedere!

 

Quanto costa un viaggio nei parchi americani?

Ho organizzato questo viaggio con tanto anticipo e pre-pandemia, prima quindi che i voli subissero incrementi notevoli. Scegliendo tratte economiche e hotel di basso profilo (salvo qualche chicca nei Parchi) abbiamo speso circa 2.000€ a testa compreso il noleggio auto, gli ingressi e il cibo. Probabilmente ora i prezzi sono lievitati, stimerei in ogni caso un budget di 2.500€ a persona.

Questo viaggio on the road è stato davvero incredibile: lascia un commento se ti è piaciuto e per qualche consiglio extra!